Monday, December 11, 2006

E' stato inaugurato nel 2003 il Sentiero d'arte situato nella pineta, riserva forestale, fra Cavagnago e Sobrio.

Il bosco è una comunità vegetale di Pinus silvestris unica in Europa ed è antico di circa diecimila anni.

Su iniziativa del forestale, ing. Lindo Grandi, e con il sostegno del Comune e del Patriziato di Cavagnago, dell'Ente Turismo Leventina, di parecchi sponsor della Traversa e di numerosi volontari, è stato realizzato questo suggestivo percorso disseminato di opere messe a disposizione gratuitamente da 16 artisti.


Su questo blog presento le foto dell'allestimeno che potete visitare in quanto permanente, alcune osservazioni su una scoperta che ho fatto dopo l'istallazione, alcune pagine del libretto di presentazione dove viene descritto come arrivare al sentiero e la presentazione del progetto musicale del percussionista Luciano Zampar che ha eseguito il giorno dell'inaugurazione alla presenza di circa 150 spettatori-escursionisti.







Per rispetto, se non per l’opera, almeno per il luogo che in qualche modo ha interagito con noi artisti inconsapevoli in parte di quello che stavamo facendo, mi sento in obbligo di comunicare ciò che ho scoperto solamente dopo la messa in opera sul terrorio delle tre colonne che riguardano l’intervento nel bosco di Cavagnago “Potenza dell’innesto equinoziale”.


Volendo tracciare la linea dell’equinozio che lega l’intervento a Cavagnago con la Chiesa Rotonda di San Bernardino (così come San Lucio in Val Colla è allineato sulla linea dell’equinozio con il monte Lema) ho comprato una carta topografica scala 1:100’000 della zona che, essendo più recente di quella 1:25’000 usata finora, comprende anche il futuro tracciato della galleria ferroviaria Alptransit che, guarda caso, passa esattamente sotto il bosco di Pinus Silvestris della zona protetta vicino a Cavagnago, proprio all’altezza del sentiero e dell’intervento.
Le enormi frese del traforo lavorano indefesse e non hanno nessuna sensibilità per la distruzione dell’ambiente sotterraneo intoccato e vergine: minerali, terre rare, cristalli e tutto quello che incontrano viene triturato ed espulso: distrutto per sempre.

L’unica testimonianza geologica ancora intatta può venir cercata nelle eventuali fessure ai bordi dello scavo, i “forni”, dove si trovano reperti strabilianti, a quanto dice il geologo responsabile della catalogazione dei minerali.
Non voglio discutere qui la necessità di un nuovo collegamento ferroviario attraverso il massiccio del Gottardo, vorrei piuttosto esprimere una sensibilità, certamente non solo mia, riguardo ai luoghi naturali che abbisognano di un approccio più consapevole e armonioso.

Questo è il senso della parola “ringraziamento” da me usata nell’allegato prospetto di presentazione del sentiero e questo è stato l’intento nel voler marcare il momento dell’inaugurazione del sentiero con i suoni e i ritmi dell’esecuzione del brano “Partenza della potenza dell’innesto equinoziale” appositamente composto dal percussionista Luciano Zampar e da lui eseguito nel bosco.

(Il testo di presentazione del brano,distribuito nel bosco durante il concerto d’inaugurazione è contenuto negli extra al capitolo 4 o sul sito www.adhikara; mentre la documentazione fotografica dell‘intervento sul territorio e del concerto è sul cd allegato)








Thursday, December 07, 2006

INTERVENTO PERMANENTE CON TRE COLONNE, OGNUNA DI CIRCA 200 CM, IN GRÈS CON SOVRACOPERTA BLU.

LIBRETTO DI PRESENTAZIONE:










IL PERCUSSIONISTA LUCIANO ZAMPAR DURANTE IL CONCERTO DI INAUGURAZIONE NEL BOSCO DI CAVAGNAGO




CAVAGNAGO, 12 LUGLIO MMIII

PARTENZA DELLA POTENZA DELL’INNESTO EQUINOZIALE

Brano per strumenti a percussione composto ed eseguito da Luciano Zampar.

Dedicato a Cesare De Vita.

Prima esecuzione, sentiero del bosco di Pinus silvestris “Arte in pineta”, postazione dell’intervento di Cesare De Vita “Potenza dell’innesto equinoziale”.

Durata: circa 12 minuti.



Ogni espressione artistica ha come suo fine ultimo quello di avvicinarci a uno stato di comunione col tutto, detto trascendenza.
Questa particolare posizione spirituale ha come effetto secondario una condizione di calma, benessere mentale e fisico come quella che si può sentire intuitivamente vicino alla bellezza della natura nelle sue espressioni più spettacolari; ecco perchè ogni opera d’arte che si prefigga di creare tale stato d’animo deve necessariamente usare la natura come punto di origine, anche nel caso di opere oggi definite astratte, dove l’aspetto puramente estetico viene trasceso operando con le intime leggi che regolano il dispiegamento della materia nel nostro universo (analogia, rapporti armonici, omotetia, ciclicità, similitudini tra le parti e il tutto, eccetera) espresse dal linguaggio matematico, la cui irragionevole potenza descrittiva si rivela miracolosa in quanto prodotto del pensiero umano indipendente dall’esperienza.

La musica usa la matematica come supporto linguistico e creativo ed è forse anche per questo motivo che ogni espressione rituale è accompagnata da recitazioni, litanie, musiche, ritmi: dal tamburo dello sciamano alle messe barocche, dagli inni nazionali a quelli sportivi, dalla musica da discoteca ai jingle pubblicitari.

Il nostro intento operativo si fonda sulle direttive descritte; segue quindi il principio del piacere scaturito dalla volontà di dare un senso all’azione, radicandosi nel molteplice per elevarsi al tutto nella comunione: inizialmente come scambio tra le nostre attività, musicale e scultorea, passando dalla condivisione con il pubblico, giungendo ad offrire i ritmi e l’intervento come danza ad onore del cielo e a beneficio della terra.




PREPARAZIONE DEL SET DI PERCUSSIONI:







BREVE DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO SCULTOREO “POTENZA DELL’INNESTO EQUINOZIALE”.

Le tre colonne in ceramica con sovraccoperta di colore blu (il colore del cielo notturno, il cosmo) sono poste ai vertici di un triangolo rettangolo i cui lati sono proporzionati con i numeri interi 3, 4 e 5 .

L’angolo retto è formato dai lati 3 e 4.
Il lato di lunghezza 5 marca la linea dell’equinozio orizzontalmente sul terreno.

Tale triangolo fu usato nell’antichità per suddividere in forme regolari il terreno destinato alla coltivazione dopo le piene del Nilo. Il suo uso è determinato anche dalla facilità con cui lo si ottiene: dividendo una corda in dodici spazi uguali con dei nodi equidistanti e piegandola convenientemente si ottiene un angolo retto, utilissimo nelle misurazioni.
Inoltre detto triangolo è la decima parte di un pentagono regolare da cui deriva il famoso pentacolo a cinque punte.
Dai fiori di zucca con cinque petali alle cinque dita delle nostre mani (e a infinite altre similitudini nel regno animale e vegetale) si arriva alla stella formata, nel cerchio zodiacale dei dodici segni, dalle congiunzioni dirette tra il pianeta Venere e il Sole: cinque in otto anni, l’ultima ricomincia il ciclo spostata di circa 1,5 gradi; la sequenza è la stessa che si deve rispettare per disegnare il pentacolo senza staccare la matita dal foglio.
Non per nulla “Così in cielo come in terra”, in questo caso per analogia diretta, visibilissima e strabiliante.

La linea dell’equinozio del lato più lungo del triangolo marca anch’essa un ciclo, quello dell’altezza nel cielo terrestre del sole due volte l’anno, ed esattamente il punto dell’altezza media tra i due solstizi, quello invernale e quello estivo, spostati agli estremi inferiore e superiore di 23,5 gradi.





COMPOSIZIONE ED ESECUZIONE MUSICALE

La danza di collegamento delle analogie definisce che tutti i parametri musicali del brano sono stati scelti basandosi sulla struttura matematica dell’intervento scultoreo sul terreno, dove i numeri 3, 4 e 5 figurano come quantità portanti da cui derivano tutti gli eventi musicali.
La notazione non convenzionale è stata ricercata per dare una rappresentazione grafica idonea che si adatta esclusivamente a questa composizione.

La macrostruttura temporale del brano si suddivide in tre parti con durate proporzionate in 5 per la prima, 3 per la seconda (dedicata all’infinito, dove i parametri sono diffusi) e 4 per la terza, per un totale di 12.
Sono state usate fondamentalmente tre tipi di notazioni: quella che descrive i diversi timbri dei suoni da produrre, quella che riguarda il movimento corporeo dell’esecutore nella distribuzione geometrica della strumentazione e quella dello sviluppo delle cellule ritmiche .

Nel primo caso la notazione segue la tradizione occidentale, nel secondo è verticale e usa una rappresentazione grafica, nel terzo caso la scrittura è orizzontale usando i poligoni come simboli di notazione musicale (per esempio il triangolo marca il 3: tre colpi, tre parti, tre volte, terza parte, eccetera).

Nella strumentazione la disposizione spaziale dei “crotali” (cymbales antiques) riproduce il triangolo marcato dalle colonne dell’intervento nel bosco ai cui vertici vengono eseguite tre note precise che delimitano le tre fasi del brano (note prese dalla scala occidentale naturale di dodici note in analogia con il triangolo di dodici spazi). Le tre note dei “crotali” si presentano per rotazione e la stessa ciclicità viene rispettata nella distribuzione spaziale della restante strumentazione e nel loro uso ciclico durante l’esecuzione.

Nel brano la scelta dei parametri musicali (numero di colpi, altezza dei suoni, cellule ritmiche aggregate, dinamica, ecc.) rispetta sempre l’armonia definita dai numeri 3, 4 e 5: dalla macrostruttura delle postazioni sul terreno e della divisione temporale dell’intero brano, alla microstruttura della descrizione delle singole azioni del battere e alla distribuzione ciclica delle dominanti sul perimetro del triangolo, marcando di volta in volta i vertici della linea dell’equinozio e quello ad angolo retto.

La strumentazione è stata preparata utilizzando strumenti convenzionali e oggetti ottenuti da materiale riciclato di cui alcuni presi nel laboratorio dello scultore. I tre triangoli sonori in ottone rispettano con le loro grandezze le proporzioni 3, 4 e 5 e sono stati costruiti dallo scultore appositamente per questa prima esecuzione.

Un particolare ringraziamento per la collaborazione al forestale Lindo Grandi e al Patriziato di Cavagnago.